Esattamente 10 anni fa, un’amica, a pranzo, mi buttò sul tavolo una rivista, dicendomi: “questa dovresti leggerla”. Sulla copertina, oggi come allora, una sola parola: #Wired (Connesso).
Era la prima rivista dedicata all’innovazione (tecnologica, culturale e sociale) del panorama italiano, fondata all’inizio della storia di internet negli Stati Uniti. Quello che avevo davanti agli occhi era il primo numero della versione italiana.
Provai una sensazione strana; all’epoca mi occupavo di storia della scienza e lavoravo in un importante museo milanese, ma sentivo che c’era qualcosa nell’aria che mi stava chiamando, con forza: i primi anni di YouTube e dei social network, le community e la possibilità di disegnare (velocemente) il futuro con le nuove tecnologie.
Mi innamorai di Wired, di quella sensazione di primavera, di quel mondo tutto nuovo da scoprire. Qualche mese dopo mi licenziai da quel bellissimo museo dove lavoravo e studiavo da 10 lunghi anni, e mi buttai tra le braccia del futuro. Un futuro che non conoscevo ma che qualcuno aveva iniziato a raccontare tra le pagine di quella bellissima rivista.
Oggi, a dieci anni di distanza (2009-2019), sempre più avvinghiato dalle braccia tentacolari di quell’idea di futuro in continua trasformazione, pienamente soddisfatto della strada compiuta ma sicuro di non essere ancora arrivato dove quella primavera voleva dirmi di poter arrivare, sono particolarmente orgoglioso di essere stato scelto tra i 10 grandi scrittori italiani (9 grandi + 1), che nel prossimo numero di Wired racconteranno le grandi eccellenze italiane.
E così, a febbraio sono stato al CERN e ho intervistato una grandissima scienziata: Fabiola Gianotti, la direttrice di questo incredibile centro di ricerca, raccontando in 15 lunghissime ma appassionate pagine la sua storia e la storia della fisica italiana…in edicola dal 14 marzo 2019.